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immagine coronavirus presa da sito ASP Reggio Emilia via twitter
Si stanno diffondendo informazioni sbagliate e timori che, per quanto comprensibili, rischiano di eccedere rispetto ai fatti e al buon senso. Già stamattina riceviamo chiamate per sapere se confermeremo i corsi della settimana, se i lavoratori debbano stare a casa, se nella valutazione dei rischi abbiamo previsto la situazione ecc.
Dunque eccoci con qualche chiarimento, anche in merito all’ordinanza della Regione Emilia Romagna. Per talune informazioni, come già per l’ordinanza, rinviamo a fonti ufficiali piuttosto che cimentarci in attività informativa in senso stretto. Di seguito riassumiamo le regole di interesse in base alle preoccupazioni avanzate durante le telefonate di stamattina o ai messaggi ricevuti.
Il coronavirus 2019-nCoV, ora ridenominato SARS-CoV-2 e portatore della malattia COVID-19 – leggasi le FAQ del Ministero della Salute -, è un virus: non ha origine batterica quindi è inutile prendere antibiotici per contrastarlo o come profilassi preventiva. Ascoltare i medici, a partire dal proprio medico curante e non assumere farmaci di propria libera iniziativa. Se si è influenzati o si hanno sintomi di raffreddamento sentire telefonicamente il proprio medico curante (non andare direttamente in ambulatorio o in ospedale) o chiamare il 1500 per attivare la procedura di controllo: se del caso vi faranno un tampone per verificare il contagio da coronavirus con la conseguente sorveglianza attiva. Si potrebbe avere anche semplicemente una comune influenza (di uno dei tanti ceppi esistenti) o un raffreddamento senza avere affatto il coronavirus.
Su trasmissione, prevenzione e trattamento si segnala questa pagina del portale di epidemiologia per la sanità pubblica, a cura del Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute.
La chiusura di talune attività è mera buona prassi di riduzione delle probabilità di diffusione del virus; è notorio che la quarantena risulti efficace per circoscrivere un’epidemia ma ricordiamo che in Italia non si ha ancora l’epidemia quindi evitiamo di eccedere con l’allarmismo che potrebbe mietere più vittime del virus stesso… I numeri sono limitati ma producono molti ascolti. Pensate solo che il timore di dover restare chiusi in casa ha fatto correre tanta gente a fare la spesa, ieri 23/02/2020, svuotando molti scaffali e paradossalmente si ha avuto l’effetto di avere una affluenza importante di persone nello stesso luogo chiuso (*) che è l’esatto contrario di quello che si dovrebbe fare per ridurre i numeri di contagi possibili.
Le buone prassi di igiene personale restano la regola essenziale, di base, fondamentali! Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone per 40-60 secondi (sì, il buon lavaggio delle mani deve durare quasi un minuto, naturalmente chiudendo il rubinetto dell’acqua mentre strofinate le mani per evitare inutili sprechi, lavare bene tra un dito e l’altro, sfregare e poi risciacquare, infine chiudere il rubinetto con il gomito); disinfettare superfici di uso frequente e le maniglie delle porte; in caso d’uso, non riutilizzare lo stesso fazzoletto che deve essere monouso. Nell’opuscolo PDF edito da Ministero della Salute e Istituto Superiore della Sanità è consigliato il lavaggio per “almeno 20 secondi”, ma gli operatori sanitari e in circostanza di maggior rischio suggeriamo un tempo maggiore.
Poi resta inteso l’impegno a starnutire mettendo cortesemente le mani davanti e lavarsele subito dopo, o meglio ancora starnutire portando davanti il gomito (così da non contaminare le mani), ma in caso di raffreddamento contattare il medico curante telefonicamente o il “1500” se si sospetta di poter essere stati contagiati da un virus influenzale quale anche il coronavirus ma senza convicersi subito di aver preso proprio quello… Se invece si tratta di uno starnuto isolato non ha senso preoccuparsi in mancanza di altri starnuti o sintomi di malessere fisico. Il rischio è di subire inutilmente malessere psicologico per effetto della “pandemia mediatica” come accadde con l’influenza aviaria.
Le normali prassi igieniche non sono cambiate, semplicemente i notiziari ce le ricordano perché l’uomo, per quanto attento all’igiene, tende a sottovalutare e si abitua ad un lavaggio poco efficace. Infatti si ottiene un risultato igienico migliore con le soluzioni di gel a base di alcol piuttosto che con un lavaggio con acqua e sapone se la durata è di pochi secondi come spesso si fa in bagno. Ma lavorarsi bene le mani è di per sé la miglior azione di prevenzione che si possa intraprendere (sempre), l’importante è lavarsele bene!

Immagine: Come lavarsi le mani (fonte World Health Organization, 2012)
La mascherina è utile se qualcuno ha sintomi influenzali, per limitare la diffusione di virus e batteri. Ma in tal caso stare a casa!!!
Negli ambienti sanitari il rischio biologico è senz’altro maggiore, ma non viene suggerita dalle istituzioni la mascherina in forma preventiva a tutto il personale (forse anche per non eccedere nei costi e nella psicosi di massa). Tuttavia su questo punto, parlando di prevenzione, non siamo d’accordo e indichiamo agli ambienti a rischio di utilizzarla. Male non fa, a condizione di un uso scrupolosamente corretto (motivo per cui, invece, non è generalmente consigliata al personale non sanitario eccetto i casi di soggetto ammalato o di chi assiste un malato).
La mascherina deve essere una FFP2 o FFP3, oppure va benissimo anche la mascherina chirurgica tipica degli ambienti sanitari purché abbia tre veli e non meno: al riguardo infatti la mascherina a tre strati è dispositivo medico secondo la Direttiva 93/42/CEE e in tal senso si espresse il Ministero della Salute (a memoria all’epoca Ministero del Lavoro, della Salute e della Politiche sociali), all’uopo ricordando che normalmente esse vengono realizzate in conformità delle norme tecniche EN 14683:2005 e UNI EN 14683:2006, ma questo va verificato di volta in volta. Ai nostri clienti di ambiente sanitario rassicuriamo perché se hanno proseguito secondo le indicazioni fornite allora utilizzano già mascherine chirurgiche a tre strati con l’adeguatezza di cui sopra e l’avevamo verificato caso per caso. Chi aveva altre mascherine (es. quelle a due veli) le abbiamo sempre sostituite in occasione del primo sopralluogo a esecuzione di mandato professionale.
Nota integrativa (04/03/2020): si precisa che la mascherina chirurgica è adatta per operatori e per pazienti con riferimento al rischio biologico via “droplet” cioè “goccioline”, mentre in caso di rischi da agenti biologici “aerodispersi” sono necessari dispositivi con facciale filtrante. In quest’ultima particolare fattispecie di rischio non rientra il coronavirus secondo quanto comunicato dalla Sanità pubblica nazionale e internazionale (perché, appunto, ha trasmissibilità via droplet).
Ora ciò che dobbiamo ricordare è però che le mani restano uno dei veicoli principali e probabile per il contagio (visto che non tutti ci starnutiscono in faccia per fortuna), pertanto avere la mascherina non basta: bisogna lavarsi le mani, sopratutto prima di portare le stesse agli occhi o alla bocca, soprattutto prima di mangiare. E se si indossa una mascherina, questa va indossata dopo essersi lavati le mani e poi va sempre tolta usufruendo gli elastici laterali anziché toccandola davanti.
Anche le comuni regole di manipolazione degli alimenti restano invariate, a partire dall’igiene personale come prima regola essenziale. Rammentiamo di non mettere a contatto cibi crudi con quelli cotti, indipendentemente dal coronavirus.



Altre regole, infine, sono quelle di prudenza evitando viaggi che possono essere procrastinati, ed in modo assoluto – ovviamente – verso paesi a rischio epidemiologico. Se qualcuno viene da zone a rischio deve procedere contattando le ASL competenti per territorio o chiamando il 1500 per attivarsi secondo quanto deciso dalle autorità competenti.
Anche la quarantena preventiva fiduciaria è buona norma. Se si è andati all’estero in paesi a rischio o anche solo nelle città italiane colpite (cioè ad oggi Codogno e aree limitofre) allora è importantissimo autocollocarsi in quarantena, ma se uno è andato fuori città e non è entrato in contatto con gente malata o indicativamente a rischio, non viene prescritta alcuna limitazione. Usiamo il buon senso.
Le aziende dovranno operare secondo buon senso, cercando di venire incontro alle esigenze del personale ma senza farsi prendere dal panico. Il lavoratore non potrà liberamente decidere di stare a casa per prudenza, senza essere ammalato o solo per timore di poter essere contagiato: altrimenti avremmo le strutture sanitarie chiuse a colpo d’occhio… E qualora le autorità competenti dovessero decidere di chiudere un maggior numero di attività rispetto a quelle odierne si andrebbe incontro alla serie problematiche delle conseguenze per i lavoratori, visto che la chiusura per forza maggiore (qui ricomprendendo la casistica dei provvedimento di sanità pubblica) implicherebbe la perdita di ogni versamento retributivo, contributivo ed assicurativo, con disagi non certo indifferenti. Salvo l’accordo tra le parti nel ricorrere alle ferie o l’intervento della Cassa integrazione guadagni su cui le parti sociali si stanno già interrogando ma attualmente senza risultati.
(*) Per quanto concerne l’ordinanza regionale, purtroppo non è chiaro se ci si riferisca ai soli eventi a maggior affluenza pubblica o anche ai locali (es. le palestre) che hanno un numero limitato di ingressi e i cui nominativi sono rintracciabili. Da un lato infatti la disposizione menziona le “aggregazioni” in luogo pubblico e privato ma ne affianca il termine a quello di “manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, eventi e ogni forma di aggregazione” in tal senso (appunto in “luogo pubblico o privato”), poi più avanti riporta l’obbligo per supermercati, palestre, farmacie ecc. di rendere disponibile il gel disinfettante per le mani, quasi escludendo le palestre dal provvedimento in quanto si tratta di aggregazione controllata e non ad affluenza incontrollata come avviene in eventi e manifestazioni. Disposizioni tutte temporanee fino al 01/03/2020. Secondo noi il provvedimento non proponeva la chiusura delle palestre (e infatti alcuni Comuni hanno solo rammentato la disponibilità del gel disinfettante, anche perché sennò chiusura dell’attività e disponibilità del gel nel medesimo periodo non avrebbero senso), tuttavia, nel dubbio generatosi, pare che a Modena tutti (o quasi) gli ambienti sportivi abbiano optato per la chiusura (anche sentendo gli organi di pubblica sicurezza che non sono entrati nel merito specifico ma hanno interpretato il dovere di chiusura come scontato). Prevenire è meglio che curare ma forse la fretta è stata cattiva consigliera anche nella stesura del testo dell’ordinanza.